Qual è il razionale? Quali sono i vantaggi di questa nuova tecnologia?
Abstract
Negli ultimi anni il trattamento chirurgico della patologia venosa varicosa ha subito una progressiva, ma sostanziale, evoluzione verso la mininvasività [1, 2, 3]. Tali cambiamenti delle tecniche hanno permesso non tanto il raggiungimento di una maggiore radicalità della procedura, ma, certamente, un recupero post-operatorio sempre più rapido ed una riduzione delle complicanze peri- e post-procedurali. Per questo motivo le attuali linee guida internazionali raccomandano come trattamento di prima scelta dell’insufficienza venosa le tecniche endovascolari ablative, come la termoablazione laser (EVLA) o la radiofrequenza (RFA) [4, 5, 6, 7].
Tuttavia, il passaggio dalla chirurgia “tradizionale” (stripping) a quella endovascolare non ha rappresentato il traguardo finale dell’evoluzione. Infatti, si è potuto assistere ad un progressivo affinamento della metodica in essere, attraverso l’utilizzo di materiali con tecnologia sempre più avanzata.
Per quanto concerne la tecnica di termoablazione laser (EVLA) questa sfrutta appunto gli effetti che il laser ha sui tessuti bersaglio. Proverò a spiegare il suo meccanismo di azione.
La domanda a cui dare risposta è: come fa l’energia del laser ad interagire con i tessuti bersaglio?
Per rispondere a questa domanda, dobbiamo introdurre un concetto. I laser interagiscono in maniera selettiva con alcune particelle presenti nel nostro corpo. Queste particelle si chiamano cromofori. I cromofori sono in grado di assorbire le radiazioni luminose, emesse dal laser, e trasformarle in calore. Il calore generato danneggia in maniera irreversibile (ablazione) la vena varicosa. Questo effetto è definito termoablazione laser.
Proprio l’interazione con queste particelle (cromofori) rende il laser uno strumento ad elevata selettività e precisione. In particolare, l’elemento che più influisce su tale selettività è la lunghezza d’onda del laser. Pertanto, a parità di energia somministrata, in virtù della differente lunghezza d’onda, si potrà assistere ad una diversa interazione con i cromofori presenti, con conseguente maggiore o minore rilascio di calore.
I laser di nuova generazione presentano un’elevata affinità per cromofori quali l’acqua e l’emoglobina, entrambe abbondantemente presenti all’interno dei vasi sanguigni. Questa specifica affinità permette di ottenere un completo danneggiamento della vena (ablazione), utilizzando una minore Potenza (espressa in Watts) ed una minore rilascio di energia (misurabile in LEED, ovvero Joule/cm ) [8, 9, 10, 11, 12, 13, 14].
In considerazione quindi della necessità di fornire una minore energia, questi nuovi laser risultano gravati da minori complicanze legate alla dispersione del calore verso i tessuti biologici limitrofi alla vena. Risulta, inoltre, particolarmente indicato e vantaggioso su vasi sanguigni di piccole dimensioni, localizzazioni più superficialmente o maggiormente adiacenti a strutture nervose.
Di seguito riporto un nostro recente lavoro scientifico sul trattamento delle varici degli arti inferiori, eseguito con la nuova tecnologia laser. Per quanto abbia provato a renderlo meno tecnico, potrebbe risultare una lettura più adatta a sanitari o lettori con maggiori conoscenze dell’argomento.
Indice
Ablazione laser endovenosa (EVLA) per insufficienza venosa: risultati a medio termine con il laser diodo da 1940 nm.
L. Palombi1, M. Morelli2, D. Bruzzese4, F. Martinelli1, G. Quarto3, P. G. Bianchi1
1Fondazione Villa Salus, Ospedale Villa Salus, Venezia Mestre (VE), Servizio di Flebochirurgia Avanzata.
2Unione Sanitaria Internazionale, Villa del Lido Medical House, Roma
3 Medical Statistics – Department of Public Health – University of Naples Federico II
4 University of Naples Federico II, Department of Clinical Medicine and Surgery
Introduzione
Recenti pubblicazioni stimano che il 3,6% della popolazione mondiale soffre di vene varicose. La condizione colpisce le donne due volte più degli uomini [15]. Le linee guida internazionali raccomandano l’ablazione endovenosa termica (laser o radiofrequenza) come prima scelta per il trattamento dell’insufficienza safenica. Nell’ablazione termica endovenosa (EVTA) l’occlusione delle vene è causata da un danno termico indotto dall’energia ergogata all’interno della vena. Questa occlusione porta ad una successiva scomparsa della vena, in seguito ad un processo definito: fibrosi [16-17]. Riportiamo i risultati della nostra casistica, ottenuti con laser di ultima generazione.
Materiali e metodi
Abbiamo sottoposto 93 pazienti per un totale di 100 procedure chirurgiche consecutive ad intervento di termoablazione laser, nel periodo compreso tra gennaio 2021 e maggio 2021. Per queste procedure è stato utilizzato un laser di nuova generazione (Neolaser ltd., Neov1940 nm, Caesarea, Israel).
Obiettivi
L’obiettivo primario era il tasso di occlusione della vena trattata immediatamente dopo l’intervento chirurgico e al follow-up. Gli esami ecografici di controllo sono stati eseguiti 7 giorni, nonché 1, 6, 12 e 24 mesi dopo l’intervento chirurgico. Gli obiettivi secondari erano: la valutazione dei parametri di energia erogata durante la procedura (Potenza e Densità di Energia Erogata), il tasso di complicanze ed infine il dolore percepito dal paziente durante ed al controllo (valutato, con scala analogica visiva: VAS, da 0 a 10).
Risultati
Tutte le procedure sono state eseguite regolarmente in regime ambulatoriale e non si sono verificate complicanze intraoperatorie. Il tasso di occlusione delle vene target era del 100% ai controlli a 7 e 30 giorni. Ai controlli di follow-up, eseguiti a sei mesi, uno e due anni, è stato evidenziato un tasso di occlusione rispettivamente del 99%, 96,9% e 95,9%. Per quanto riguarda i parametri di potenza, riportiamo una media di Watt di 4,5 +- 0,8 e LEED di 41,2 +- 8,6. Il dolore riportato (con scala VAS) in 1 giorno della procedura è stato 2 e 1 a sette giorni. Tutti i pazienti hanno mostrato un miglioramento dei sintomi legati alla malattia venosa.
Conclusioni
Questo studio dimostra che il trattamento di termoablazione laser endovascolare (EVLA) eseguito con laser di nuova generazione è sicuro ed efficace. Il tasso di occlusione complessivo è elevato. Inoltre i risultati riportati suggeriscono che l’utilizzo di parametri più bassi, come la potenza di uscita (Watt) e il LEED (densità di energia lineare), non riducono il tasso di successo del trattamento. E proprio questi bassi livelli di energia applicata spiegano i tassi di complicanze riportati, che appaiono molto promettenti. Per tale motivo questa nuova generazione di laser risulta particolarmente indicato e vantaggioso sui vasi di piccole dimensioni, localizzazioni più superficialmente ed in prossimità di strutture nervose.
I limiti di questo studio sono legati alla numerosità del campione di soggetti arruolate ed alla mancanza di un braccio di confronto. Pertanto, attendiamo ulteriori studi clinici, capaci di valutare i risultati a lungo termine (a più di 2 anni) e di arruolare un numero maggiore di pazienti.
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