Abstract
Negli anni 70 si è iniziato a parlare di Burnout, ma solo nel 2019 l’O.M.S. l’ha riconosciuta come Sindrome. Provocata da uno stress prolungato nel tempo, quindi cronico, associato ad un contesto lavorativo particolare e si manifesta con i sintomi di una depressione reattiva e come tale non va sottovalutata, ma va curata prima possibile farmacologicamente e con psicoterapia dallo psichiatra. Questa sindrome colpisce i “professionisti di aiuto”, come medici, infermieri, agenti di polizia e vigili del fuoco.
Indice
Introduzione
Noi medici, soprattutto noi psichiatri siamo soggetti particolari e sempre contenti quando possiamo scoprire (inventare?) una malattia nuova e magari darle anche un nome in inglese, perché così fa ancora più effetto e suscita attenzione.
Questo è specificatamente il caso della “Sindrome da burnout”, o più semplicemente “Burnout”, sindrome individuata e scoperta per la prima volta negli anni Settanta dalla psicologa e sociologa americana Christina Maslach e dallo psichiatra statunitense Herbert Freudenberger.
Solo dopo, nel maggio del 2019 fu riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) come Sindrome.
La sindrome
Prima di tutto cosa vuol dire “Bornout” e a cosa si riferisce?
“Burnout” è un termine di origine inglese che letteralmente significa “bruciato”, “esaurito” o “scoppiato” e nella intenzione di Chi lo ha scoperto e denominato, doveva indicare la condizione di affaticamento, di delusione, di logoramento, di improduttività, di disinteresse per il proprio lavoro, tipica e specifica degli esercenti una “professione di aiuto”, quindi, in prima linea, medici, infermieri, agenti di Polizia, Vigili del Fuoco e tutti coloro per i quali la professione consistesse nel recare aiuto.
Nel 2019, quando venne riconosciuta come “sindrome” dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità, venne classificata come “sindrome derivante da stress cronico associato al contesto lavorativo”, perdendo così quei caratteri di specificità, di individualità, di particolarità, che erano stati isolati e descritti dagli scopritori che per primi la individuarono e caratterizzarono, facendone una entità a sè stante.
Si venne a perdere così la ragion d’essere di una nuova entità patologica che si caratterizzava per una specifica e particolare sintomatologia, unica nel suo genere, che ne legittimava la esistenza e l’importanza nel panorama delle patologie.
Una delle caratteristiche che distingue e isola la Psichiatria dalle altre specialità mediche consiste nel non trascurabile particolare che alcuni sintomi propri della malattia, assumono caratteristiche diverse e proprie a seconda dell’epoca storica, dell’ambiente, del contesto culturale e sociale, nonché geografico, in cui vivono e al quale appartengono i soggetti che tali sintomi presentano.
Tipico a questo proposito è il caso del delirio nei pazienti affetti da schizofrenia.
Se il delirio è infatti più o meno simile, nella forma in pazienti appartenenti a culture, a epoche storiche, ad ambienti sociali ed economici diversi, lo stesso non si può dire per i contenuti, che invece sono assolutamente personali, individuali, propri del singolo Paziente, della Sua cultura, dell’ ambiente i cui vive, del periodo storico, dei suoi specifici interessi e delle sue caratteristiche di personalità.
Negli anni della mia professione come psichiatra ho assistito alla prevalenza di deliri persecutori operati dagli extraterrestri, dai servizi segreti sovietici in epoca di “Guerra Fredda”, dalle Brigate Rosse negli “Anni di Piombo”, dalla Mafia e dalla Camorra, dai nuclei di terroristi mediorientali, dalla Massoneria.
Scusate questa lunga digressione, ma mi sembrava indispensabile spiegare come il terreno culturale, l’ambiente, nel caso nostro la professione esercitata, caratterizzi e colori il denominatore comune della sintomatologia presentata dai pazienti.
Nel nostro caso non è assolutamente trascurabile il fatto che il nostro “Burnout” si manifesti e si sviluppi in esercenti di “professioni di aiuto”, facendo sì che la sintomatologia generica di una “sindrome depressiva reattiva” assuma proprietà e caratteristiche speciali e tipiche da farne un caso unico.
Sintomatologia
Ma quali sono i sintomi specifici della “depressione reattiva” vissuta da un “esercente di una professione di aiuto” come quella di noi medici?
Abbiamo visto che esercitare una “professione di aiuto”, conferisce alla sintomatologia una specifica e caratteristica singolarità nell’ambito della sintomatologia depressiva.
Come è comune nella depressione reattiva, la sintomatologia non insorge bruscamente, ma in maniera subdola e strisciante tanto da non permettere una percezione e una individuazione precoce della sintomatologia.
Il professionista comincia a sentirsi sempre più stanco e incapace di recuperare, con il riposo notturno disturbato da frequenti risvegli improvvisi e precoci rispetto all’ora programmata.
Il solo pensiero degli impegni della giornata gli suscita ansia e senso di smarrimento e di incapacità e di inadeguatezza.
Si prova la sensazione di essere prosciugati dentro, di non possedere più le energie necessarie per compiere il proprio lavoro. Si insinua un senso di inadeguatezza, di incapacità e di sempre maggiore insicurezza. Il pensiero sembra rallentato, difficoltoso, incapace a concentrarsi su un argomento, altro che su contenuti pessimistici e di autosvalutazione.
Il professionista che ne è affetto, nel nostro caso il medico, prova un crescente ed inarrestabile disinteresse per la propria professione, che prima lo aveva invece appassionato, per la quale aveva sostenuto innumerevoli sacrifici e che aveva eletto a “ragione della propria vita” dedicandole ogni sua energia e tutto il suo tempo.
E’ esasperato dalle inevitabili complicazioni burocratiche che la Sua professione comporta e alle quali è soggetto.
Si rende conto con raccapriccio che è sempre più distaccato, annoiato, raffreddato emotivamente nei confronti del paziente, per il quale solo qualche tempo addietro, si interrogava, si preoccupava, spendeva il Suo tempo e le Sue energie.
Non prova più l’entusiasmo di prima per il Suo miglioramento e la Sua guarigione di cui è l’artefice, né tantomeno il dolore per la scomparsa di questo, che in altri tempi, più fausti, sarebbe stato vissuto con dolore e costernazione, come una personale sconfitta.
Ma ciò che è peggio e suscita, in momenti di autocoscienza, amari sentimenti di colpa è la inevitabile constatazione di non provare per il Suo paziente lo stesso afflato emozionale e affettivo che invece provava prima e che era costretto a contenere e reprimere, perché non disturbasse la Sua lucidità professionale.
Con il trascorrere del tempo i sintomi si fanno sempre più intensi e quello che era nato come un certo disinteresse nei confronti del Paziente, si è trasformato in un sentimento quasi di ostilità verso di Lui per essere venuto a chiedere aiuto.
Si è riluttanti a prendere decisioni impegnative e che comportano assunzione di responsabilità maggiori.
Infine si verifica ciò che è più temibile e più grave: si arriva a trattare i pazienti come “casi”.
Chi è a maggior rischio di Burnout?
Mi verrebbe da rispondere tutti, ma le statistiche ci danno delle precise indicazioni:
Le persone sole, che non hanno un legame affettivo stabile.
Le donne
Le strutture caratteriali rigide, autoritarie, ambiziose, perfezioniste e con richieste di alte prestazioni da sé stesse e con un alto concetto di sé.
Coloro i quali fanno coincidere la propria identità con il proprio lavoro.
Cosa fare se si ritiene di essere in una condizione di Burnout?
Rinunciare categoricamente all’idea di poter fare da soli, ma affidarsi ad un professionista che ci guidi nel processo di cura e guarigione anche se noi medici troviamo difficile affidarci ad un Collega che ci guidi.
Bibliografia
- STRESS LAVORO CORRELATO – LA SINDROME DI BURNOUT –UNOBRAVO www.unobravo.com
- MASLACH BURNOUT INVENTORY PSYJOB.IT – PSICOLOGIA DEL LAVORO ONLINE www.psyjob.it
- BURNOUT: UNA SINDROME PERICOLOSA, SEMPRE PIU’ DIFFUSA www.cdi.it
- USCIRE DAL BURNOUT PER NON BRUCIARE NEL LAVORO www.aido.it
- OSSERVATORIO NAZIONALE PER LA SINDROME DA BURNOUT www.associazioneitalianaostetricia.it
- BURNOUT SUL POSTO DI LAVORO. RICONOSCERE, PREVENIRE E GUARIRE www.inhrgroup.it
- STRESS DA LAVORO, L’O.M.S. RICONOSCE UFFICIALMENTE IL BURNOUT www.repubblica.it
- BURNOUT E’ UNA SINDROME LEGATA AL LAVORO: ARRIVA IL RICONOSCIMENTO DELL’O.M.S. www.insic.it
- Domenico Mazzullo – LA DEPRESSIONE Conoscerla per non averne paura Edizioni Mediterranee 2004