Abstract
L’obiettivo che mi propongo in questo articolo è in primis chiarificare il tema della problematica ansiosa, nella sua diffusione statistica e fenomenologica, indagando successivamente possibili cause originarie del problema e proponendo in conclusione un approccio psicoterapeutico per la sua risoluzione.
Indice
Introduzione
Quando si parla di ansia può capitare di imbattersi in un mare magnum di informazioni troppo spesso semplicistiche ed errate, di soluzioni discutibili o quantomeno poco attendibili, dalle cure palliative di ogni genere proposte dai mass media, case farmaceutiche ed esperti occasionali che si professano guaritori o guru della problematica, a interventi medici standardizzati e basati sull’esclusiva presa cura farmacologica. Quello dei pazienti ansiosi è un bacino di utenza e guadagno decisamente significativo anche a causa della confusione e della vastità dell’area semantica con cui si utilizza il termine stesso.
Un primo suggerimento dovrebbe essere quello di non accogliere suggerimenti da chi non ha una preparazione adeguata sull’argomento, al fine di non disperdere tempo, energie e risorse ma soprattutto per evitare di correre il rischio concreto di peggiorare situazioni spesso risolvibili in tempi e costi più che ragionevoli, con percorsi terapeutici adeguati.
Un breve quadro generale sul problema dell’ansia
I disturbi d’ansia sono la patologia psichiatrica più diffusa tra la popolazione mondiale. Attualmente solo in Italia oltre 2,5 milioni di persone adulte ne sono affette ogni anno, e oltre 8,5 milioni di persone ne soffrono o ne hanno sofferto nel corso della loro vita.
Ansia, paura, agitazione e panico non sono né sinonimi, né differenti intensità del medesimo fenomeno bensì sono elementi del vissuto emotivo individuale qualitativamente differenti tra di loro e proprio per questo necessitano di un intervento che non può e non dovrebbe essere standardizzato ma diretto alla persona specifica nella sua unicità, nel suo contesto e nelle sue peculiari caratteristiche.
L’ansia è un tipo di emozione provata indubbiamente da tutte le persone durante la vita. L’ansioso vive un’esperienza di carattere cognitivo ed emotivo: il pericolo imminente e la reazione di allarme, con l’aumento di adrenalina, serve in natura affinché si possa affrontare il pericolo stesso o scappare da questo. In quest’ottica l’ansia è un’emozione adattiva che ci permette di scegliere cosa fare, di superare momenti difficili, di gestire un forte stress o situazioni impreviste.
Diverso è quando viene gestita in maniera disfunzionale, o non gestita affatto. In questo caso potrebbe impedire alla persona di vivere con autenticità, spontaneità e maturità le emozioni e le relazioni o talvolta le più basilari azioni quotidiane.
Il disturbo d’ansia propriamente detto
Il disturbo ansia è caratterizzato prevalentemente da una costante agitazione e da paure marcate e persistenti rispetto a quello che il contesto necessita. L’ansia si differenzia dalla paura perché è una percezione anticipatoria di preoccupazione che si manifesta nei confronti di una eventuale minaccia futura, che prevede l’aumento della vigilanza, maggiore tensione muscolare, comportamenti di evitamento di quella che la persona ansiosa vive come situazione di rischio. La paura, invece, è una risposta emotiva a un pericolo imminente, reale o percepito, che è spesso associata a pensieri e comportamenti di lotta o fuga e a un elevato livello di attivazione cerebrale. Entrambe possono manifestarsi anche in seguito all’esposizione a un evento traumatico o stressante; in questo caso c’è la possibilità di sviluppare un disturbo post traumatico da stress.
Come prima anticipato, se gestite in modo funzionale, l’ansia e la paura possono avere un valore adattivo per la persona: la prima aiuta a far fronte o a evitare situazioni stressogene, a volte trovando soluzioni funzionali per affrontare la vita, la seconda attiva una risposta di lotta o di fuga di fronte a un pericolo effettivo. Tuttavia, nei casi in cui questo sistema di gestione del pericolo non funziona correttamente, la persona può trovarsi di fronte ad ansia e paura esagerate e persistenti, anche in assenza di un reale pericolo, generalmente della durata di sei mesi o più nell’adulto, e quattro settimane nei bambini e negli adolescenti. Le forme d’ansia si strutturano e si differenziano, infatti, in base ai seguenti elementi: la durata, la presenza di stimoli scatenanti e la presenza di contenuti specifici.
Senza entrare nello specifico elenchiamo i quattro quadri clinici che possono scaturire:
- ansia generalizzata
- disturbo ossessivo-compulsivo
- attacco di panico
- fobie varie o specifiche
Contrariamente a quanti molti sembrano credere, gli studi scientifici effettuati hanno dimostrato che i danni, intesi come disabilità, riduzione della soddisfazione della vita, costi diretti ed indiretti, calcolati come unità di disabilità, prodotti nella popolazione dai disturbi legati all’ansia, sono assai superiori rispetto agli altri problemi psicologici e psichiatrici più gravi.
Le conseguenze più frequenti di un Disturbo d’ansia non trattato o trattato in modo inadeguato sono:
- Alti livelli di disabilità: scarsa autonomia, difficoltà lavorative e nelle relazioni interpersonali
- Elevati costi socio – sanitari: riduzione del rendimento scolastico o lavorativo, elevate spese sanitarie per visite, accertamenti medici e farmaci
- Bassa qualità di vita e di soddisfazione personale: rinunce, isolamento sociale, vita povera di stimoli e di soddisfazioni, intenso disagio
I disturbi d’ansia inoltre possono divenire cronici, se non tempestivamente diagnosticati e correttamente trattati.
Dietro ogni ansia si nasconde spesso la fantasia della “cosa peggiore” che può capitare, si può affermare che sempre, dietro ogni ansia, si nasconde una storia unica e specifiche dinamiche familiari, dialoghi interni e decisioni che vale la pena scoprire per dare un senso ai vissuti della persona. Proprio per questo la psicoterapia risulta essere il trattamento cardine per la cura dei disturbi d’ansia.
In “Analisi Transazionale e psicoterapia”, Eric Berne definisce il sintomo come “una manifestazione di un singolo e definito Stato dell’Io , attivo o escluso che sia, risultante da conflitti, accordi tali o contaminazioni fra diversi Stati dell’Io”. I disturbi d’ansia si manifestano in presenza di una doppia contaminazione dell’Adulto, proveniente sia dal Genitore che dal Bambino. I sintomi sono di inquietudine, apprensione costante, anticipazione catastrofica del futuro, per citarne alcuni. La doppia contaminazione esprime il conflitto tra il polo Genitoriale del messaggio svalutante di copione ed il polo Bambino del bisogno frustrato.
I processi coinvolti nell’ansia sono collegati al concetto di impasse che i Goulding definiscono come “un punto in cui si incontrano due o più forze contrapposte che contribuiscono a creare un blocco”. Tale blocco origina da un conflitto tra Bambino e Genitore, nelle impasse di primo e secondo livello, e da un conflitto funzionale interno al Bambino, nell’impasse di terzo livello. Le impasse sono rappresentazioni di processi arcaici e non integrati che si manifestano dunque quando l’insorgenza dei bisogni del presente attiva schemi di risposta copionali, cioè ripetitivi e spesso controproducenti per la persona. I temi dell’impasse variano da persona a persona in base alla propria storia e agli elementi costitutivi del copione.
La terapia, in questo caso, si propone come primo obiettivo la Decontaminazione di queste aree contaminate al fine di restituire energia allo SDI Adulto del paziente riconoscendo gli elementi disfunzionali legati a decisioni prese dagli SDI Genitore o Bambino. Attraverso questo processo sarà più semplice e probabile assumere comportamenti funzionali e accedere a risposte soddisfacenti e gratificanti per la persona.
Conseguenza diretta della Decontaminazione è una rapida riduzione della percezione di ansia e dei sintomi ad essa collegati. La persona, infatti, possiede già le risorse per affrontare la vita e risolvere la problematica ansiosa, tuttavia si blocca nella ripetizione di atteggiamenti appartenenti ad epoche precedenti ed inadatti nel presente. L’intervento psicoterapeutico consente di individuare i condizionamenti del passato sulle manifestazioni e strutture presenti, delle sensazioni, delle emozioni, dei pensieri e del comportamento. L’attenzione, dunque, è rivolta sia al livello osservabile e comportamentale sia al livello intrapsichico e delle strutture di personalità.
Possiamo concludere con la considerazione che dietro ad ogni ansia, prima ancora della patologia, c’è una storia umana che ha il diritto e la dignità di essere ascoltata, compresa e solo poi trattata.