Terapia Biofotomodulante nella cura delle Ulcere Cutanee

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Abstract

È possibile definire un’ulcera cutanea come una ferita che non tende alla guarigione spontanea nell’arco di almeno 3-4 settimane, ed attualmente rappresentano un problema di salute in aumento.Stime recenti ne riportano un tasso di incidenza di 800 su 100.000 nelle persone di età superiore ai 75 anni. Nonostante le attuali molteplici opzioni terapeutiche, molte ferite non guariscono e persistono per mesi o anni.

Tra le più recenti terapie dedicate alla cura delle ulcere cutanee possiamo annoverare quelle che sfruttano gli effetti che fonti luminose con precise lunghezze d’onda (laser-terapia, luce pulsante, etc.) possono esercitare sui tessuti. Tra le nuove tecnologie che sfruttano gli effetti della Fotobiomodulazione (PBM) è da poco disponibile uno specifico Sistema BioFotonico (Lumiheal, KLOX Technologies Inc.) dedicato alla cura delle ulcere cutanee. È stato pubblicato da poco uno studio clinico che ne dimostra un significativo profilo di efficacia.

Introduzione

A causa dell’invecchiamento e della tendenza alla sedentarietà delle popolazioni dei paesi sviluppati, è aumentata l’incidenza del diabete e dell’obesità, insieme ad un drammatico aumento delle patologie ad eziologia vascolare e dunque dell’incidenza di lesioni ulcerative croniche. Stime recenti ne riportano un tasso di incidenza di 800 su 100.000 nelle persone di età superiore ai 75 anni. Inoltre, il peso socioeconomico di queste lesioni rappresenta un costo enorme per i sistemi sanitari nazionali. Tuttavia, queste stime andrebbero riconsiderate (e probabilmente incrementate) poiché quando si parla di ulcera cutanea si parla di un problema di salute che ha una definizione (quindi una stima) non del tutto stabilita o comunque è tutt’altro che condivisa nel mondo medico. Le ulcere cutanee sono talvolta indicate come ulcere difficili da guarire o non healing ulcer.

Ma qual è una possibile definizione? Quando si può parlare di ulcera cutanea e non di ferita acuta?

In generale è possibile definire un’ulcera come una ferita che non tende alla guarigione spontanea nell’arco di almeno 3-4 settimane. Una ferita cronica, invece, può essere definita come una ferita che non è riuscita a procedere attraverso un processo riparativo per produrre integrità anatomica e funzionale entro un periodo di 3 mesi. Dunque, volendo riassumere, è possibile asserire che il periodo di tempo richiesto per la cronicizzazione di una ferita è stato definito nell’intervallo da 4 settimane fino a più di 3 mesi. Sono diversi i fattori che possano contribuire allo sviluppo delle ulcere alle gambe. Tuttavia, la stragrande maggioranza delle ulcere cutanee (fino al 70% circa) è dovuta a malattie vascolari. 

Dopo aver compreso il concetto di ulcera cutanea possiamo affrontare il concetto successivo: il loro trattamento. Infatti, la gestione delle ferite croniche, soprattutto quello di natura vascolare è spesso impegnativa. Nonostante le attuali molteplici opzioni terapeutiche, molte ferite non guariscono e persistono per mesi o anni. Nel corso degli ultimi anni sono state sviluppate diversi tipi di medicazioni, offrendo ai medici e agli operatori sanitari molte opzioni.

Terapie Fotobiomodulanti

Tra le più recenti terapie dedicate alla cura delle ulcere cutanee possiamo annoverare quelle che sfruttano gli effetti che fonti luminose con precise lunghezze d’onda (laser-terapia, luce pulsante, etc.) possono esercitare sui tessuti. Nello specifico, si descrive con il termine Fotobiomodulazione (PBM) l’applicazione di energia luminosa a bassa intensità (low level therapy) per indurre la rigenerazione dei tessuti.

Gli effetti indotti della terapia Fotobiomodulante (PMB) sulla guarigione delle ferite sono attribuibili alla sua azione antinfiammatoria, stimolante (proliferazione cellulare), all’induzione della sintesi proteica e ad un effetto anti-batterico locale. Inoltre, è stato possibile osservare come la PBM sia in grado di invertire gli effetti tossici delle neurotossine, di stimolare la proliferazione delle cellule staminali presenti nei tessuti ed esplicare effetti terapeutici nel ridurre il danno da riperfusione dopo un danno ischemico dei tessuti.

Tra le nuove tecnologie che sfruttano gli effetti della foto-bio-stimolazione è da poco disponibile uno specifico Sistema BioFotonico (Lumiheal, KLOX Technologies Inc.) dedicato alla cura delle ulcere cutanee. Questo sistema di medicazione è composto da due dispositivi medici. Il primo è un Photo Converter Wound Gel (dispositivo primario), composto da molecole che catturano la luce (cromofori). Il secondo è una lampada Multi-Light Emitting Diode (dispositivo secondario). Nello specifico la tecnologia sfrutta la capacità del gel di convertire le emissioni luminose della lampada in un’emissione di fotoni a diverse lunghezze d’onda (fluorescenza). Dunque, quando la ferita è esposta alla fluorescenza, vengono innsecati tutti quei processi biologici (PBM) che abbiamo descritto. 

Nel 2017 è stato pubblicato uno studio prospettico multicentrico (Canada-Italia) denominato UREKA (the evaluation of real-life use of a biophotonic system in chronic wound management: an interim analysis). Questo studio aveva lo scopo di valutare l’efficacia clinica (guarigione/miglioramento), la sicurezza (effetti idesiderati/tollerabilità) e la qualità della vita (QoL) associate all’uso di questa nuova medicazione con Dispositivi Biofotonico (LumiHealTM) nel trattamento di ferite croniche.

Sono stati trattati un totale di 33 pazienti, affetti da ulcere venose delle gambe (VLU), ulcere del piede diabetico (DFU) e pressione ulcere (UP). Con questo trattamento 17 pazienti (52%) hanno raggiunto la chiusura totale della ferita (riepitelizzazione completa per 2 settimane). Invece, 2 pazienti (6%) sono stati considerati “quasi chiusi” (diminuzione dell’area della ferita di oltre il 90%) ed altri 3 pazienti (9%) sono stati considerati “pronti per subire un innesto cutaneo”. Non sono stati riportati eventi avversi gravi.

Tuttavia 1 paziente ha riportato un lieve eritema cutaneo dopo il trattamento. Dunque, nonostante l’eterogeneità delle diverse ferite croniche, l’uso di questa nuova tecnologia ha dimostrato un significativo profilo di efficacia.

Conclusioni

L’uso del sistema BioFotonico nel trattamento delle ulcere cutanee ad oggi si è dimostrato sicuro e molto ben tollerato dai pazienti. Per tanto questo nuovo device rappresenta un valido strumento terapeutico per la cura delle ferite croniche, particolarmente utile nei casi più complessi, dove le strategie mediche di prima battuta sono risultate inefficaci. Sarà comunque necessario valutarne l’efficacia nel tempo con studi clinici dedicati (trial randomizzati).

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